venerdì 24 febbraio 2012

IMU: le aliquote devono essere modulate in funzione di una maggiore equità

Non è che si siano divisi i compiti: alla Lega il PGT, al Popolo della Libertà il Bilancio?

Il Governo Mario Monti ha reintrodotto l’imposta sulla prima casa; decisione che mi vede contrario laddove la stessa casa sia di tipologia popolare, convenzionata o civile, in quanto si tratta di un bene primario come il cibo ed i vestiti.
Il cosiddetto decreto “Salva Italia” ha, infatti, previsto l’anticipazione “in via sperimentale” di detta omposta, in particolare, sulle aree fabbricabili e sui fabbricati, compresa la prima casa e le pertinenze (box, cantine, garage, tettoia posto auto).
Nel dibattito in corso, nella Commissione Consiliare Bilancio, sulla fissazione delle aliquote IMU, non si è affrontato il problema dalla testa, ovvero con quali criteri muoversi entro i gradi di libertà concessi ai Comuni (un'occasione perduta!). Penso, invece, che le aliquote debbano essere modulate in funzione di una maggiore equità (o, se si preferisce, una minore disequità) per i Cittadini e tenendo conto delle pur doverose necessità di entrata per il Comune.
Sulla prima casa l’aliquota base è 0,4% del valore catastale (base imponibile), rivalutata del 60% ed i Comuni hanno la potestà di variarla da un minimo di 0,2% ad un massimo di 0,6%. Sugli altri beni immobili e fondiari l’aliquota base è di 0,76%; rivalutata diversamente in funzione della tipologia; qui i Comuni hanno la potestà di variarla da un minimo di 0,46% ad un massimo di 1,06%.
A mio parere seguirei i sottoriportati criteri per la differenziazione delle aliquote.
Riguardo alla prima casa la tentazione sarebbe quella di minimizzare l’aliquota allo 0,2%, anche se, pur con l’aliquota predefinita dello 0,4%, sono previste detrazioni atte a garantire le case più economiche; inoltre si deve tener conto delle necessità del Comune. Assoluta contrarietà all’aumento oltre lo 0,4%.
Riguardo agli altri immobili opererei variazioni, sull’aliquota base di 0,76%, in funzione dell’utilizzo, o meno dell’immobile. Ad esempio la seconda od altra casa, se locata, meriterebbe aliquota base o minore (fino a 0,46%), se non locata, locata in nero (quindi ufficialmente non locata) o non utilizzata meriterebbe un’aliquota superiore (fino a 1,06%). Analogo ragionamento potrebbe essere effettuato riguardo ai fabbricati industriali a seconda o meno del loro utilizzo. Non penalizzerei ulteriormente, rispetto a quanto fissato dallo Stato, le attività commerciali e produttive.
Quanto sopra, oltre ad essere ispirato da criteri di equità, potrebbe intervenire sul mercato immobiliare in modo virtuoso, cioè modificandone la dinamica nel senso di indurre a costruire per ciò che è effettivamente necessario, non per puro investimento speculativo ed, inoltre, ad incentivare l' utilizzo di volumi edilizi esistenti.
Un aspetto positivo della legge in oggetto è l'aumento significativo del valore catastale dell'immobile che, mi auguro, sia il primo passo per parificare detto valore con quello commerciale; lo Stato dovrebbe, inoltre, revisionare il Catasto per renderlo più consono alla realtà
Curiosità mi suscita l'atteggiamento della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, che, dopo la crociata con la parola d'ordine sul non pagamento dell'IMU, è scesa a più miti consigli promettendo di far circolare, nei Comuni, una mozione per la fissazione allo 0,2 % dell'aliquota sulla prima casa.
Vedremo come opererà l'Amministrazione a guida leghista di Merate. Mi sorge un dubbio: non è che si siano divisi i compiti, alla Lega il PGT, al Popolo della Libertà il Bilancio?

Ernesto Passoni

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